Auto usate: la truffe dall’estero

Le truffe dall’estero sono sempre più frequenti nel mercato dello scambio di auto usate fra privati. È purtroppo una tendenza che si registra da qualche anno a questa parte, con la crescita di tentativi di raggiro da parte di malintenzionati che, sfruttando le comunicazioni online, riescono a carpire la fiducia sia degli acquirenti che dei venditori di mezzi usati. Ma come funzionano queste truffe?

In linea generale, si individuano due fattispecie di truffe diverse: quella del finto acquirente estero e, come facile intuire, quella del venditore straniero che organizza una spedizione fittizia. Naturalmente, per ridurre il rischio di imbattersi in pessime esperienze, il consiglio è non solo quello di affidarsi a compravendite all’interno del territorio italiano, ma anche di salvaguardare il proprio pagamento con piattaforme di tutela come Owny. Di seguito, tutte le informazioni utili.

La truffa dell’acquirente estero

Può capitare, dopo aver pubblicato online un annuncio per la vendita di un mezzo, di essere contattati da** papabili acquirenti residenti all’estero. Sebbene spesso questi contatti siano del tutto legittimi, da utenti effettivamente interessati al veicolo, non bisogna mai abbassare la guardia: i truffatori potrebbero sempre essere in agguato.

Ad esempio, un ormai rodato raggiro prevede che un finto acquirente contatti il venditore, manifestando interesse per il veicolo dato il suo imminente trasferimento in Italia. Dopo aver ricevuto l’IBAN per il saldo della cifra concordata, il compratore truffaldino contatta il venditore - o lo fa contattare da prestanomi, che si spacciano per autorità locali - per il pagamento di tasse di sblocco del bonifico o di conversione della valuta, con la promessa che la spesa verrà rimborsata dopo pochi giorni. In realtà, il bonifico non viene mai effettuato e le supposte tasse pagate dal venditore finiscono nelle tasche del truffatore, che ovviamente si dà poi alla macchia.

Per comprendere meglio il funzionamento di questa truffa, è utile riportare un esempio negli ultimi mesi molto frequente, tanto da essere salito agli onori della cronaca. Molti venditori sono infatti stati contattati da finti acquirenti della Costa d’Avorio - anche se non è dato sapere se i truffatori effettivamente siano ivoriani - interessati all’acquisto del mezzo, dato l’imminente trasferimento in Italia.

Dopo che i venditori hanno fornito l’IBAN per effettuare il bonifico dell’auto, sono stati contattati da diversi soggetti istituzionali, o finti tali:

  • dei supposti funzionari GIABA, un organismo intergovernativo per il controllo del riciclaggio del denaro, con la richiesta di pagamento di una somma per lo sblocco del bonifico e la promessa che il denaro sarà restituito dopo pochi giorni;
  • dei supposti funzionari della DGI, l’autorità che si occupa delle imposte in Costa d’Avorio, pronti a chiedere il pagamento di una tassa del 7.5% per questioni burocratiche locali inerenti al bonifico, anche in questo caso con la promessa che la somma verrà restituita;
  • dei supposti funzionari della UMOA, l’Unione Monetaria dell’Africa Occidentale, con la richiesta del pagamento di una tassa del 10% per il cambio valuta.

Come facile intuire, si tratta di soggetti che si fingono appartenenti a queste organizzazioni e, producendo documentazione falsa spesso indistinguibile dall’originale, riescono a convincere il venditore a effettuare questi pagamenti. E così il malcapitato si trova con il portafoglio alleggerito e nessun bonifico in entrata sul suo conto corrente.

La truffa della spedizione dall’estero

Non solo i venditori possono cadere in trappole provenienti dall’estero, spesso anche gli acquirenti ne sono vittime. La truffa più famosa è quella della** spedizione dall’estero, da privati o da società di spedizioni: come funziona?

Di norma, l’acquirente trova un annuncio davvero vantaggioso per un veicolo che si trova all’estero. Contattato il venditore truffaldino, quest’ultimo dimostra disponibilità a spedire il mezzo in Italia, dimostrandosi anche molto attento alle esigenze di risparmio del papabile compratore. Ed è proprio sulla disponibilità e la fiducia che si struttura la truffa:

  • il venditore malintenzionato si propone di venire incontro alle esigenze dell’acquirente, proponendo di effettuare una spedizione a suo carico;
  • il truffatore chiede quindi all’acquirente di versare un anticipo proprio per la spedizione del mezzo, con la promessa che la somma verrà decurtata dal valore concordato per il veicolo. In altre parole, se la spedizione costa 1.000 euro e la compravendita riguarda un’auto da 10.000 euro, il venditore richiede l’anticipo della spedizione e riduce il prezzo del veicolo a 9.000 euro;
  • incassato l’anticipo per la spedizione, tuttavia, il venditore si dà alla macchia.

In questo caso, oltre a diffidare dalle compravendite provenienti dall’estero, bisogna prestare particolare attenzione al prezzo: se l’annuncio appare troppo vantaggioso rispetto ai listini medi di mercato, potrebbe indicare un’elevata possibilità di raggiro.


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