Dazi in arrivo: perché sarà più conveniente acquistare un’auto usata

Con l’ormai imminente guerra dei dazi tra Stati Uniti ed Europa, sarà sempre più conveniente acquistare un’auto usata. Ne sono convinti i principali analisti, a ormai poche settimane dallo scontro economico tra la Casa Bianca e Bruxelles: l’aumento della tassazione sull’import europeo voluta da Donald Trump, a cui l’Unione Europea ha risposto per le rime, avrà una principale conseguenza: l’aumento dei prezzi del nuovo, sia nel Vecchio Continente che Oltreoceano. E così i consumatori, già martoriati da listini in crescita nel settore auto, si convertiranno sempre più alla seconda mano.

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Dazi tra Stati Uniti e Unione Europea: cosa sta succedendo

Innanzitutto, è necessario comprendere cosa sta per accadere a livello internazionale, sul fronte dei dazi al settore auto. Lo scontro tra Stati Uniti ed Europa nasce a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump come quarantaseiesimo Presidente a stelle e strisce: il magnate statunitense ha infatti annunciato che, a partire dal 2 aprile 2025:

  • tutte le automobili europee importate negli Stati Uniti saranno soggetti a dazi del 25% sul loro valore;
  • la nuova tassazione riguarderà anche materie prime del settore automotive, come acciaio e alluminio, ma anche su componenti quali pezzi di ricambio, hardware e software.

L’Europa non è stata di certo a guardare e, in risposta alla politica protezionista del tycoon statunitense, ha stabilito dei dazi del 20% su tutti i veicoli e i prodotti automobilistici provenienti dagli USA, a partire dal 5 luglio 2025.

Ovviamente, una simile guerra commerciale non può che riflettersi sia sui produttori che sugli stessi consumatori. Basti pensare che il 22,2% di tutte le esportazioni automobilistiche europee è diretto proprio agli Stati Uniti, mentre i produttori a stelle e strisce raggiungono 405 milioni di euro all’anno in esportazioni verso l’Europa.

Auto nuove più care con i dazi

Il primo effetto della guerra commerciale tra Nuovo e Vecchio Continente sarà, giocoforza, un aumento dei prezzi del nuovo. Secondo le ipotesi di Oxford Economics, l’export automobilistico italiano verso gli USA potrebbe subire una flessione economica del 6,6%, con un impatto economico tra i 4 e i 7 miliardi di euro. Nel complesso, l’intero comparto Europeo potrebbe attestarsi su percentuali analoghe.

Come conseguenza delle perdite economiche sul territorio a stelle e strisce, le case automobilistiche europee potrebbero decidere di aumentare i prezzi proprio in Europa, per compensare le mancate entrate Oltreoceano. Secondo le stime di Federcarrozzieri, ciò potrebbe tradursi in un aumento tra i 2.500 e i 3.000 euro dei prezzi di listino per tutte le vetture europee vendute in Italia, proprio per l’effetto combinato dei dazi USA e, più indirettamente, dei maggiori costi di produzione.

Un rincaro che arriva in un momento già difficile per gli automobilisti europei che, negli ultimi mesi, hanno già subito un aumento dei listini del nuovo, giustificato dai maggiori costi produttivi dovuti alla transizione economica del Green Deal europeo, con la necessità delle case automobilistiche di investire maggiormente in impianti e tecnologie per i motori ibridi ed elettrici.

Con i dazi, spopolerà l’usato

Con listini già alle stelle per le nuove auto, e un possibile aumento fino a 3.000 euro nei prossimi mesi, non si può dire che l’acquisto di una vettura fresca di produzione rappresenti un investimento allettante agli occhi dei consumatori. Considerando come ormai anche le utilitarie più popolari oggi sfiorino quota 20.000 euro, gli automobilisti non avranno altre alternative che affidarsi al mercato dell’usato.

Sempre secondo le analisi citate in precedenza, i veicoli di seconda mano non subiranno grandi scossoni a causa del terremoto economico che sta per colpire il Vecchio Continente, tanto che diventeranno la scelta di punta per i consumatori. I modelli usata che ne trarranno maggiormente vantaggio saranno le già citate utilitarie - Fiat Panda e Fiat 500 in testa - con listini che si aggireranno tra i 10.000 e i 12.000 per veicoli immatricolati tra il 2020 e il 2021, contro gli oltre 20.000 che potrebbe raggiungere il nuovo.


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