Truffa della triangolazione con bonifico istantaneo: come funziona
Anche il bonifico istantaneo può essere sfruttato da malintenzionati per sottrarre indebitamente denaro, tramite avanzate tecniche di phishing e di furto dell’identità. E, all’interno della compravendita di auto usate fra privati, i raggirati sono più soggetti contemporaneamente: un legittimo venditore e un soggetto esterno alla stessa transazione, ignaro di ciò che sta accadendo.
È quanto dimostra la nuova truffa della triangolazione con bonifico istantaneo che, così come confermano anche alcuni casi finiti all’attenzione dell’Arbitrato Bancario Finanziario, colpisce sempre più ignari utenti. Un’eventualità da tenere in debita considerazione nelle transazioni fra privati sul mercato dei veicoli usati, da superare grazie all’utilizzo di servizi che tutelano al 100% il pagamento, come ad esempio Owny.
Come funziona la truffa della triangolazione con bonifico istantaneo
Le tecniche dei truffatori online si fanno di giorno in giorno sempre più raffinate e, da qualche tempo a questa parte, si avvalgono anche del bonifico istantaneo. Uno strumento che, come afferma l’ABF, “deve considerarsi sostanzialmente differente dal bonifico europeo, […] pertanto più rischioso”. Ma come funziona la truffa della triangolazione?
Così come suggerisce il nome, questa nuova tipologia di raggiro vede tre attori principali, due dei quali completamente ignari di essere vittime di una truffa:
- un finto acquirente di veicoli usati;
- un venditore in buonafede;
- un soggetto terzo estraneo dalla compravendita, vittima di phishing.
La truffa della triangolazione nel dettaglio
La truffa della triangolazione, oltre che colpire due vittime diverse, si estende su due momenti altrettanto differenti, anche fra di loro simultanei. Da un lato vi è infatti il phishing e il furto d’identità ai danni di un soggetto terzo, dall’altro il raggiro di un venditore in buonafede all’interno della compravendita di un veicolo usato.
La prima fase del raggiro prevede che il malintenzionato entri in possesso dei dati d’accesso e dell’identità di un soggetto terzo, estraneo alla compravendita del veicolo. Per farlo, si avvale di tecniche di phishing: inoltrando falsi SMS o link bancari a una moltitudine di utenti, per indirizzarli su siti clonati di banche virtualmente indistinguibili dagli originali, attende che almeno un cliente cada nella trappola. Una volta che la vittima inserisce i propri dati d’accesso sul sito clonato - e, con una scusa, anche gli estremi dei documenti d’identità - il truffatore ne ottiene immediata copia e ne può disporre a suo piacimento.
A questo punto, il malintenzionato contatta un venditore per contrattare l’acquisto di un veicolo, utilizzando l’identità della vittima di phishing. Avendo accesso al suo conto corrente, effettua quindi un bonifico istantaneo per pagare la somma concordata e, al momento del passaggio di proprietà, sfrutta i documenti di identità indebitamente sottratti sempre alla vittima. Ottenuto il mezzo, il truffatore sparisce.
Il soggetto caduto nella trappola del phishing improvvisamente si accorge di un ammanco sul conto corrente e, controllando le sue transazioni, nota un bonifico istantaneo verso il venditore del veicolo, a lui estraneo. Si rivolge quindi alle autorità, per sporgere immediata denuncia. L’ignaro venditore viene perciò contattato dalle Forze dell’Ordine per capire le ragioni di quel bonifico istantaneo e, così, la triangolazione truffaldina viene resa manifesta:
- la vittima di phishing è stata sfruttata dal truffatore per l’acquisto dell’auto;
- il venditore è stato raggirato dal truffatore, nel ritenere che l’identità dell’acquirente e il suo bonifico fossero legittimi.
Le conseguenze della truffa della triangolazione con bonifico istantaneo
La truffa della triangolazione, come facile intuire, ha delle immediate conseguenze e non sempre assicura che le somme perdute, oppure il veicolo, vengano recuperate. Questo perché:
- la vittima di phishing si ritrova con un ammanco importante sul conto corrente;
- il venditore si trova non solo ad aver ricevuto denaro tramite un pagamento non autorizzato, ma anche ad aver perso il veicolo.
Le possibilità di recuperare il denaro da parte della vittima di phishing dipendono dalla capacità di dimostrare l’impossibilità di distinguere il sito malevolo da quello originale. In genere, l’ABF concede la restituzione della somma da parte dell’istituto di credito quando il cliente dimostra di non aver agito per incuria o leggerezza, ovvero di essere caduto in trappola pur avendo rispettato tutti i passaggi di sicurezza che l’accesso al conto corrente prevede. In caso contrario, potrebbe ricevere solo una porzione della somma sottratta o, addirittura, nessun rimborso.
Il venditore, dall’altro lato, probabilmente non vedrà più il suo veicolo: nella grande totalità dei casi i mezzi indebitamente sottratti vengono smontati e le componenti alimentano il mercato nero dei pezzi di ricambio, in Italia e all’estero.
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